Roger Caillois, Ponzio Pilato

30.03.2018

Un capolavoro non di ricerca scientifica, ma di letteratura fantasiosa ed eroica, in vertiginosa rivoluzione contro la storia. 

Le ultime 24 ore diPilato; l'implacabile Sinedrio; la doverosità del tradimento di Giuda contro l'affermazione di un gesto tormentato di liberatoria resistenza.

Pilato riflette su questo: come può essere redentiva la morte ignominiosa di un Dio, permessa dal suo egoismo? Pilato contro Dio. Il trionfo miracoloso dell'equità contro il sacrificio imposto dalla Rivelazione.

Disponibile anche in traduzione per i tipi di Sellerio

Cap. III, Giuda

"Attraverso il mio ministerio, tutto sarà adempiuto. Attraverso il mio ministerio e il vostro, Ponzio Pilato, Procuratore di Giudea [...] Se Egli vive, se muore di morte naturale, del morso d'una vipera cornuta, di peste, o di cancrena, o di che so io, come tutti quanti, è finita allora per la Redenzione. Ma, grazie a Giuda Iscariota e grazie a te, Procuratore, non avverrà niente di tutto ciò. [...] Io, come te, Procuratore sono il ministro del Sacrificio Divino. Non importa che tu non capisca. Basta che tu dia ordine, oggi stesso, di crocifiggere Gesù, come chiede Caifa, e il mondo sarà salvato dalla morte volontaria del Figlio di Dio"

"Anche tu, Procuratore, forse t'impiccherai, quando perfino i bambini ti mostreranno a dit come oggetto di ribrezzo universale per esserti lavato le mani del sangue del Giusto. Fin d'ora, i nostri due nomi verranno associati per l'eternità: il Vile e il Traditore. In realtà, l'Intrepido e il Leale per eccellenza, colui che fu debole per necessità, e l'altro così devoto che accettò per amore d'esser bollato per sempre dal marchio della perfidia. Sarai esecrato, ma consòlati. Egli sa che non avrebbe potuto riscattare gli uomini senza il mio preteso tradimento e senza la tua falsa viltà. Acconsenti, come me al sacrificio che ci permetterà di sopravanzare i più grandi santi".

Cap. VII, L'insonnia

"Con la precipitazione febbrile provocata dall'insonnia, ratificava ed esagerava le assurde superstizioni delle sette, i paradossi vertiginosi delle filosofie. ragionava ormai quasi meccanicamente. Il suo consenso alla morte del Profeta diveniva santo, indispensabile, decretato sin dall'eterno da una Volontà suprema, che, dall'alto, contava sul suo scarso coraggio. La morte ignominiosa d'un Dio, permessa dal suo egoismo, recava a redenzione al genere umano. [...] Pilato, nella precipitazione di quel dormiveglia, passava da una metafisica all'altra e scopriva d'improvviso che il suo gesto era da sempre determinato dall'eterno cadere degli atomi, in cui negava con subito furore che l'obliquo clinamen potesse introdurre la minima contingenza. [...] Pilato si compiacque al pensiero che, anche se il Dio dei Giudei, o qualunque dio si fosse, avesse dato per scontata la sua debolezza, egli rimaneva pur sempre libero d'essere coraggioso. [...] Attratto, aspirato, abbacinato dalla soluzione coraggiosa, era come se in questo momento cadesse invece di innalzarsi".

Epilogo

"Il giorno dopo Pilato vietò a Menenio, sbalordito, di preparare a Gabbatha brocca, bacile e drappo. [...] La storia, fuorché su quel punto, si svolse altrimenti"


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